cervello tripartito mclean 24 Nov 2019

BY: admin

Psicologia

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Negli anni Settanta, Paul MacLean, medico e neuroscienziato statunitense, elabora una teoria, un modello del cervello umano che viene descritto come triune brain, cervello trino o cervello tripartito. Si tratta di una teoria accreditata, sebbene il modello proposto presenti delle semplificazioni.

MacLean individua tre diverse formazioni anatomiche, tre parti presenti all’interno del sistema nervoso umano, che presentano gradi evolutivi differenti. È qualcosa che trova corrispondenza nello sviluppo dell’embrione umano nelle settimane di gestazione. L’ontogenesi – lo sviluppo individuale dell’embrione – ripercorre la filogenesi, cioè la storia evolutiva della vita.

All’inizio, infatti, nelle primissime fasi, il feto assomiglia a un rettile, in seguito prende una forma più simile a quella di un mammifero e, infine, assume aspetto completamente umano.

Queste tre diverse “tappe” si ritrovano anche nella tripartizione elaborata da MacLean.

Il cervello rettile, impulsi e comportamenti istintuali

Innanzitutto c’è il cervello rettiliano, che rappresenta la parte più antica e meno evoluta, paragonabile per il proprio funzionamento e le finalità al cervello di un vero e proprio rettile . Comprende il tronco encefalico, quindi il nucleo più profondo, il mesencefalo e il sistema nervoso periferico. Il cervello rettiliano è responsabile dei comportamenti innati e istintivi, tipici di ogni specie, legati alla sopravvivenza degli individui e quindi della specie stessa. È connesso con la nutrizione, la riproduzione, gli impulsi della lotta e della fuga, la ricerca del territorio.

Rappresenta quella parte che si attiva in modo istantaneo nelle situazioni di pericolo e rischio della vita, quei momenti in cui è necessario agire alla massima velocità. Neanche ci rendiamo conto di usarlo, poiché il suo funzionamento è automatico e pre-cognitivo, basato sulla reazione attacco-fuga. Quando ci si trova in una situazione di emergenza, è questa parte a consentire di muoverci in modo rapido, senza pensare effettivamente a quello che stiamo facendo.

 

Il cervello premammaliano, l’elaborazione delle emozioni

A un livello più complesso si pone il cervello premammaliano. A livello organico è la zona del diencefalo e del sistema limbico, comune a tutti i mammiferi. Comprende i bulbi olfattivi, il setto, il fornice e soprattutto l’ippocampo, parte dell’amigdala, i corpi mammillari.

Questa componente consente l’elaborazione delle emozioni che guidano il nostro comportamento in relazione all’autoconservazione e alla prosecuzione della specie. Ha a che vedere con la vita relazionale ed emotiva, con il sentire più che con il pensare.

Il sistema limbico, in particolare, è fondamentale per la motivazione, la memoria e l’apprendimento. Consente di integrare messaggi esterni e interni per adattarsi meglio all’ambiente circostante.

 

Il cervello neomammaliano, il pensiero

Al livello più alto della scala evolutiva, si colloca il cervello il cervello neomammaliano che corrisponde alla neocorteccia, la parte che si è sviluppata in tempi molto più recenti. È proprio esclusivamente dell’uomo. È qui che hanno sede il linguaggio, l’autocoscienza e la capacità di elaborare pensieri complessi, astratti, filosofici. Si muove sulla base del concetto, non dell’emozione.

Le tre parti individuate da McLean sono allo stesso tempo fuse tra di loro e in comunicazione ma anche indipendenti e conflittuali. Il cervello rettile, per esempio, non ha una spinta alla socializzazione e alla creazione di gruppi, come avviene per il mammifero. È individuale ed egoista.

C’è dunque un conflitto di base, naturale che l’uomo sente da sempre. C’è una parte animale e c’è il filosofo, l’uomo in grado di elaborare pensieri sganciati dagli istinti più bassi.

È necessario trovare un equilibrio tra le parti, un continuo compromesso che tende a mutare nel corso dell’esistenza del singolo individuo. Basti pensare a quella particolare epoca della vita che è l’adolescenza, durante la quale è evidente un maggior “potere” dato al cervello premammaliano, legato all’emotività e al sentire.

Si cade spesso nell’errore di pensare che questa conflittualità tra istinto e ragione, tra le parti che coesistono dentro di noi abbia qualcosa di patologico. In realtà è inscritto nel nostro substrato organico.

Questa teoria potrebbe presentare dei legami con la seconda topica di Freud, che parla di tre istanze psichiche: l’Es, l’IO e il SuperIO. Se prevale l’ES con la sua carica istintuale si può andare verso lo psicopatico o addirittura lo psicotico, con una perdita del contatto con la realtà. Se invece è il SuperIo a dettare legge prevale il senso di colpa, la realtà schiaccia l’individuo e si va verso una personalità nevrotica.

La personalità di ciascuno non è altro che lo speciale assetto che troviamo, il compromesso tra le diverse istante.

La salute mentale e psicologica è trovare un dialogo tra le parti. Non si può mai parlare di risoluzione definitiva. Non c’è un “problema” da risolvere. La conflittualità è nella nostra natura.

 

 

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