neogenitori nascita al tempo del coronavirus psicologia 07 Ott 2020

BY: admin

Psicologia

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Diventare genitori durante una pandemia. Riflessioni psicoeducative a cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

La genitorialità

L’arrivo di un figlio è un evento fortemente trasformativo, che incide uno stravolgimento nell’equilibrio personale e familiare.

Nei giorni odierni la decisione di diventare genitori ha assunto sempre più il carattere di una scelta programmata e ragionata, scandita spesso sui tempi della  realizzazione personale.

La precarietà lavorativa e le difficili condizioni socio-economiche hanno inevitabilmente contribuito a ritardare il tempo dello svincolo dei figli dalle famiglie d’origine e il raggiungimento di una loro autonomia.

Dal punto di vista psicologico ed emotivo il rischio è quello di attribuire, inconsapevolmente, al bambino in arrivo il ruolo di colui che debba completare il percorso di realizzazione personale e di coppia, investendolo di aspettative ideali.

“La genitorialità non è mai un’esperienza lineare”

Assumere il ruolo di genitore biologicamente ed emotivamente sono due processi non sempre sincroni.

Per ogni individuo l’assunzione del ruolo genitoriale risveglia emotivamente la  propria esperienza da figlio, facendo riemergere i nodi irrisolti nella propria storia di sviluppo.

Oltre al bambino reale, quindi, il genitore si troverà inconsciamente ad entrare in contatto con la propria parte di sé infantile, portatrice di bisogni insoddisfatti.

Al contempo, alla coppia è richiesta una riorganizzazione affettiva e pratica.

Da un’unione a due, strutturata sull’incastro di bisogni reciproci, occorrerà passare ad una realtà a tre, in cui i bisogni del bambino devono trovare uno spazio di espressione e accudimento.

Analogamente, all’interno della famiglia allargata si genereranno nuovi ruoli, funzioni e equilibri; insieme al neonato nasceranno genitori, nonni, zii ecc.

A livello relazionale per la coppia sarà necessario trovare un equilibrio che garantisca una sufficiente distanza e vicinanza dai propri cari, delineando un confine del proprio nucleo familiare, contrastando il rischio di rotture di legami o di invadenze eccessive.

Al contempo sarà suo compito stabilire un equilibrio tra le due dimensioni interdipendenti: coniugalità e genitorialità.

Ciò sarà fondamentale per garantire al bambino la chiarezza dei ruoli e una rete supportiva, e non un’atmosfera confusiva.

“I bambini necessitano di riferimenti sicuri e chiari”

La genitorialità può essere considerata una cartina tornasole delle precedenti esperienze relazionali, che riflette il grado di maturità emotiva della persona.

Sarà molto difficile, ad esempio, per una neo-mamma appropriarsi del proprio ruolo genitoriale se è ancora molto dipendente dalla propria madre, ancorata ad una posizione di figlia.

Parallelamente, sarà particolarmente complesso per una coppia all’interno della quale c’è un eccessivo livello di dipendenza, tollerare la fisiologica ed emotiva dipendenza tra madre e bambino. Il padre potrebbe sentirsi escluso e “tradito” e la madre potrebbe canalizzare i propri bisogni di dipendenza irrisolti sul figlio, trascurando la dimensione di coppia.

 

Diventare genitori al tempo del Covid-19

Attraversare un’esperienza normativa come quella della nascita di un bambino durante un fenomeno paranormativo e traumatico, come lo stato pandemico, può enfatizzare rischi ma anche sottendere possibilità.

L’angoscia di morte che attraversa la quotidianità di ciascuno di noi in questo periodo storico lascia spazio al desiderio naturale di vita e generatività per molte coppie.

La pandemia in corso permette di sperimentare l’impotenza, il limite dell’uomo e l’interdipendenza tra le persone, risvegliando angosce primitive che precocemente accompagnano l’esperienza umana.

In particolare, divengono tangibili il fallimento della propria onnipotenza, l’impossibilità di controllare tutto, la paura delle parti oscure di sé e della vicinanza con l’altro, che possiamo danneggiare e viceversa.

Connettendo i medesimi aspetti all’esperienza della genitorialità è importante fotografare alcuni rischi.

Il bisogno di controllo e lo stato di allerta potrebbero essere spostati sul bambino, generando uno stile di accudimento iperprotettivo, veicolo di ansia per il neonato e fonte di turbamento per il genitore.

L’angoscia di perdita potrebbe provocare, inconsciamente, la tendenza a considerare il bambino come fonte di compensazione, con funzione vitalizzante ed “antidepressiva” per le sofferenze genitoriali.

Lo sconforto generato dalla diffusione del virus invisibile e letale potrebbe favorire la paura dell’esterno, contrastando i vitali movimenti extradomestici. Ciò potrebbe scaturire in un eccessivo allontanamento dai propri affetti.

La gioia immensa per la nuova nascita potrebbe sollecitare la negazione del difficile momento e le ansie ad esso connesse.

Riflettere sugli elementi di rischio non deve tuttavia oscurare le possibilità agevolate da un momento così critico.

diventare genitori al tempo del coronavirus pandemia“La crisi nasconde sempre uno straordinario potenziale evolutivo”

Gli ultimi mesi possono aver favorito una crescita, se attraversati con consapevolezza e ricerca di senso.

Riconoscere la temporalità della propria esperienza di vita può agevolare l’attenzione alla qualità della propria esistenza.

Le nuove limitazioni dello stare in contatto con gli altri possono stimolare il riconoscimento del valore delle relazioni.

La sospensione delle attività frenetiche durante il lockdown può aver aiutato le persone a toccare la scarsa propensione ad ascoltarsi ed ascoltare e l’importanza di farlo.

L’accettazione dei propri limiti può favorire minore severità con i limiti dell’altro.

Il riconoscimento dei propri bisogni da parte dell’adulto può contrastare il rischio di confonderli con quelli del bambino.

“L’acquisizione del senso di sè per un genitore può sostenere il passaggio dell’attesa del bambino ideale all’incontro con il bambino reale”

La sinergia di questi aspetti supporta i neogenitori in uno dei momenti più significativi della propria esistenza, orientato alla possibilità di considerare il valore della vita, il bisogno dell’altro e il piacere dell’intimità. È l’appropriazione della propria soggettività che permette il riconoscimento dell’individualità del bambino.

 

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini Psicologa-Psicoterapeuta

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