efficacia psicoterapia terapia di gruppo 14 Gen 2020

BY: admin

Psicoterapia

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La vita non si esaurisce nelle relazioni a due, nel rapporto uno a uno.

La maggior parte delle esperienze vissute da una qualsiasi persona avvengono in contesti molto più ampi, gruppali. A partire da quella che è la realtà quotidiana della famiglia. Quello formato dai familiari, dai genitori ai fratelli, passando per nonni, zii, cugini è un vero e proprio gruppo, un sistema da cui non si può prescindere.

Così anche in situazioni di tipo amicale o nel contesto lavorativo, si ha a che fare con più persone contemporaneamente, con una realtà complessa, animata da diversi tipi di dinamiche.

E, spesso, è proprio in queste situazioni collettive, di gruppo, che si manifestano i principali problemi di tipo relazionale. Quei problemi che si manifestano sotto forma di timidezza, incapacità di prendere la parola o di far valere la propria opinione, fino ad arrivare a vere e proprie forme di ansia e fobia sociale, per la quale si tende a evitare proprio la dimensione allargata del gruppo.

È per questi motivi che la terapia di gruppo rappresenta un tipo particolare di psicoterapia in grado di apportare enormi benefici all’individuo. In qualche modo, la psicoterapia di gruppo può essere considerata un’evoluzione e un completamento della psicoterapia individuale. Soprattutto in alcune situazioni.

La psicoterapia di gruppo per i problemi legati al bullismo e alla fobia sociale

Prendiamo l’esempio di una persona che abbia subito bullismo e, di conseguenza, sia risultata traumatizzata da quest’esperienza. Questo individuo avrà la tendenza inconscia ad associare alla dimensioni di gruppo una serie di emozioni negative come la mortificazione, il senso di umiliazione, la paura e l’angoscia legate al fatto di poter provare di nuovo quella sofferenza, fisica o psicologica, che ha sperimentato.

Avrà difficoltà relazionali in contesti che richiamano quelle situazioni, anche quando non c’è una reale minaccia o la possibilità di venire nuovamente bullizzato. Il trauma vissuto causa una vera e propria fobia sociale, la paura persistente di affrontare situazioni sociali in cui si sentirebbe esposto al giudizio, alla derisione, al rifiuto, all’abuso.

In questo caso, una terapia di gruppo può aiutare e anzi è forse la via migliore per trattare e curare un trauma subito all’interno di un contesto gruppale.

Prima di intraprendere questo percorso, sarà cura del terapeuta prepararlo attraverso una terapia individuale. L’ingresso in un gruppo di terapia consentirà a questo paziente di vivere quella che viene chiamata esperienza emotiva sostitutiva, un’esperienza che andrà a sostituire quella vissuta in precedenza con un’altra, positiva. In questo modo, la terapia consentirà all’individuo di disconfermare la visione di gruppo che ha introiettato a causa del suo personale vissuto di sofferenza.

Esistono una serie di disagi e conflitti interiori che vengono trattati meglio e in modo più efficace proprio con la terapia di gruppo. Questa particolare forma di terapia, infatti, rappresenta una sorta di cassa di risonanza emotiva, ha la capacità di alzare il volume emotivo e di far emergere problematiche che, in un ambito di terapia individuale, possono restare sotto traccia.

Spesso, infatti, siamo in grado di gestire i nostri conflitti in una relazione individuale. Il problema resta sotto soglia, non arriva a scompensare, a manifestarsi in tutta la sua evidenza. Ma c’è. Il contesto della terapia di gruppo può farlo uscire alla luce del sole e consente di intervenire.

Ci si trova in una situazione stimolante.

Il gruppo rappresenta un vero e proprio laboratorio in cui acquisire abilità sociali. All’interno del contesto della terapia di gruppo, infatti, si può entrare in contatto positivo con gli altri, in una dimensione protetta. Ci si può mettere alla prova in un “come se” attraverso il role playing e la drammatizzazione.

La terapia di gruppo e i benefici dell’universalità

Un altro vantaggio che deriva dall’ingresso in un gruppo è quello legato all’universalità, vero e proprio fattore terapeutico della terapia di gruppo. Lo si può spiegare e comprendere in modo molto semplice: la possibilità di conoscere altre persone che affrontano lo stesso disagio, che si impegnano e riescono a superare le difficoltà psicologiche ed emotive infonde grande coraggio.

Questo tipo di contatto ha un effetto rassicurante, dà forza e sostegno.

In particolare, conoscere altri individui che stanno combattendo i propri “demoni”, aiuta a comprendere che non si è soli, che non si è gli unici al mondo a vivere il disagio. Spesso, infatti, chi si confronta con la sofferenza psicologica sviluppa la convinzione di essere il solo a provare quelle emozioni.

Inoltre, bisogna ricordare che il gruppo è un sistema aperto. Ciò significa che è un insieme costituito da membri vecchi, che sono più avanti nel percorso terapeutico, e membri nuovi, che hanno appena cominciato. Vedere qualcuno che è più avanti di te nel gruppo, che ha superato il tuo problema, che si tratti di attacchi di panico, di fobia sociale o dalla sensazione di essere attanagliato dalla solitudine, è di grande conforto.

Poter parlare con qualcuno che “ce l’ha fatta” permette di acquisire dei mezzi in più per procedere in questo percorso.

La terapia di gruppo aiuta ad analizzare il transfert

Altro grande vantaggio e beneficio della terapia di gruppo rispetto a una psicoterapia individuale è rappresentato dalla possibilità di aiutare il paziente nell’analisi del transfert o fantasia relazionale prevalente o modello appreso.

Tutti questi sono sinonimi che indicano un particolare modo di concepire e vivere la relazione con l’altro emotivamente significativo. Un modo che viene sviluppato nell’infanzia, a partire dalle relazioni primarie, quelle che si instaurano con le figure di riferimento all’interno della propria famiglia (genitori e fratelli in primis).

In alcune persone il transfert può condurre a vivere delle distorsioni relazionali disadattive. Per esempio, se da bambino ho vissuto l’esperienza del tradimento perché ogni volta che mi fidavo di mio padre, le mie aspettative venivano disattese, avrò maggiore difficoltà a fidarmi degli altri, senza un vero e proprio motivo.

Nel corso della psicoterapia individuale, il terapeuta ha il compito di far emergere il modello appreso e di aiutare il paziente a prenderne consapevolezza dell’influenza esercitata da questi schemi di comportamento inconsci sul suo agire. A volte, però, è difficile che il transfert emerga in una dimensione di relazione duale paziente-terapeuta. Questo perché quel modello ha preso forma all’interno della famiglia, che è un gruppo, una realtà più complessa e sfaccettata del rapporto a due. Per questo, alcuni aspetti del transfert tendono a emergere soltanto in una realtà di gruppo.

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