Psicoterapia di gruppo, la cura Schopenhauer 20 Apr 2017

BY: admin

Psicoterapia

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Si può evitare il dolore?

Il timore della morte può essere sconfitto?

Sono interrogativi che sfiorano ogni essere umano almeno una volta nella vita, in forme più o meno definite e consapevoli. Di fronte alla sofferenza spesso tutti siamo tentati dalla possibilità di annullarla in un modo o nell’altro: l’alcol o qualsiasi altra sostanza possa stordirci sono la via più facile per un momentaneo oblio.

Per il protagonista de “la cura Schopenhauer” di Irvin Yalom in un primo momento della propria vita è il sesso a fare da catalizzatore delle energie e strumento per annientare l’angoscia: Philip Slate è ossessionato dalla necessità di sedurre e accoppiarsi con il maggior numero possibile di donne, evitando accuratamente ogni forma di coinvolgimento emotivo, schiavo di una routine che il suo terapeuta definisce “noiosa” e che la normale terapia individuale non riesce a spezzare.

Philip Slate: un uomo solo spaventato dal dolore

la cura schopenhauerQuando lo incontriamo all’interno del romanzo, però, sono passati quindici anni e Philip non è più sessodipendente grazie ad una cura alternativa, quella che verrà definita la “cura Schophenauer”: la lettura e l’introiezione degli insegnamenti di Arthur Schopehnauer, fino ad una vera e propria identificazione con il filosofo nei comportamenti e nello stile di vita.

Philip, come Arthur, predica il distacco da ogni cosa terrena, un’ascesi autoimposta che mira al raggiungimento di una forma di autarchia interiore ed esteriore e all’elevazione dello spirito. Il suo problema di fondo, però, rimane: ci troviamo di fronte ad un uomo completamente incapace di stringere relazioni con un altro essere umano, un solitario che disprezza il genere umano e se ne tiene lontano perché ritiene che gli altri siano la fonte primaria del dolore.

Quello che emerge dalla lettura de “La cura Schopenhauer” è il profilo di un uomo solo e troppo spaventato dal dolore per vivere in modo pieno, un analfabeta emozionale che non ha mai imparato ad esprimere i propri sentimenti tanto da apparirne privo. Se Philip è guarito dalla sua precedente dipendenza grazie alla filosofia – tanto da desiderare di divenire un counsellor filosofico – nel corso del romanzo sarà un’altra terapia a rappresentare la via privilegiata per ritrovare l’umanità e comprendere il senso profondo della vita: la psicoterapia di gruppo.

La cura Schopenhauer: un romanzo come manuale di psicoterapia di gruppo

Philip entra in un gruppo di terapia su richiesta del suo vecchio terapeuta, Julius Hertzfeld, un uomo che rappresenta il suo diretto opposto: un’intera vita spesa ad occuparsi degli altri, a dare e ricevere in egual misura, facendo dell’emozione il centro propulsore della propria esistenza e del proprio lavoro. L’ingresso di un narcisista cinico, un uomo che filtra tutto attraverso l’intelletto senza lasciar spazio all’universo emotivo, all’interno del gruppo di terapia riconfigura le dinamiche interne, producendo degli smottamenti.

Psicoterapia di gruppo libriLa cura Schopenhauer ci permette, così, di assistere da vicino ad un anno di sedute di psicoterapia di gruppo sotto la guida attenta di Julius, la cui voce sottolinea sempre meccanismi e tecniche della terapia, come se ci trovassimo di fronte ad un manuale.

Il gruppo che si incontra regolarmente è un microcosmo in cui si realizzano difficili equilibri. Le relazioni vengono investite di un profondo significato proprio perché tutto viene passato al setaccio: ciascuna interazione viene analizzata dai membri stessi del gruppo, le emozioni vengono vagliate per produrre delle rivelazioni dirompenti.

All’interno della terapia di gruppo non è tanto il passato ad essere oggetto di indagine, ma il presente, il qui e ora di ciascun individuo che diviene materiale produttivo di riflessione collettiva. Emergono così le problematiche di ogni paziente e in particolare le difficoltà relazionali di Philip che, sottoposto alle pressioni di un’esperienza di condivisione così forte, vede i propri convincimenti andare in pezzi e l’onda emotiva invaderlo di nuovo.

In ultima istanza la vita prende il sopravvento e Philip, e con lui il lettore, impara una lezione fondamentale: un’esistenza autentica non può prescindere dal dolore e privarsi degli affetti per non soffrire significa, sostanzialmente, rinunciare a vivere.

Una psicoterapia di gruppo: la cura Schopenhauer
ultima modifica: 29/06/2017
da Centro di psicologia e psicoterapia La Fenice

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