Terapia di coppia per amanti analisi 16 Ago 2017

BY: admin

Psicoterapia

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La prima figura ad entrare in scena è quella di Modesto Fracasso, musicista, sposato, con un figlio universitario e un padre a cui non sono mai piaciute le responsabilità genitoriali. Modesto è il protagonista maschile di “Terapia di coppia per amanti” di Diego De Silva, un uomo pratico e dai modi sbrigativi che nasconde, sotto un’ironia che rasenta spesso il sarcasmo e lo fa passare per superficiale, l’immensa paura di ritrovarsi con la propria amante a condividere la stessa vita grigia e monotona che è ormai divenuta la sua esistenza coniugale. Sono le elucubrazioni di Modesto ad introdurci nel mondo della relazione adulterina, quella che il senso comune definisce squallida, e che, in realtà, al di fuori dell’occasionalità degli incontri e della mancanza di ufficialità, riproduce le stesse identiche dinamiche di un qualsiasi altro rapporto di coppia.

Anatomia di una relazione squallida

Quel che vuole suggerirci “Terapia di coppia per amanti” fin dalle prima battute è che non c’è una differenza vera e propria tra coppia coniugata e coppia clandestina, tra chi consacra la propria unione con tutti i crismi e l’approvazione della società e chi, invece, si nasconde nei bed&breakfast con la connivenza di amici fidati. Si tratta sempre e comunque di coppie, uomini e donne con i loro bisogni individuali e reciproci, i malintesi e le incomprensioni, le piccole vendette e le riconciliazioni, l’incapacità di comprendersi e la volontà di capirsi, alti e bassi di un qualsiasi rapporto a due.

Come in tutte le coppie, allora, arriva la crisi, quel momento di transizione che pone i due individui di fronte ad un bivio: lasciarsi oppure trovare il modo di portare la propria relazione al livello successivo, prendendosi la responsabilità di tutte le possibili conseguenze sul piano affettivo oltre che economico. Modesto, definito come “professionista dell’archiviazione”, sarebbe propenso ad ignorare la questione e a proseguire sulla strada della clandestinità, ma Viviana non è dello stesso avviso. La donna si rende improvvisamente conto, infatti, di non poter condividere l’uomo che ama con nessun altro, neanche con la moglie dello stesso: il sentimento che prova è legato ad un’esclusività che fa uscire la relazione da una semplice dimensione erotica, per portarla in quella di un rapporto completo, fatto di progetti comuni e di impegno reciproco.

L’idea allora è quella di andare in terapia di coppia, ma non con il proprio partner ufficiale, ma con quello clandestino. Un atto che sembra già indicare che il legame che si vuole salvare dal naufragio e riconsolidare non è quello coniugale, ormai ridotto ad una vuota convenzione, ma quello con l’amante.

Terapia di coppia per amanti analisi

La doppia vita e le conseguenze sugli altri

Si parla di amanti fin dal titolo, ma la lettura da dare a questo termine è certamente duplice: “amanti” sia nel senso più immediato del termine, cioè di due individui che stringono una relazione al di fuori del proprio legame matrimoniale, contravvenendo al voto di fedeltà; sia nel senso più profondo di due persone che, forse anche contro la propria volontà originaria di disimpegno, si amano intensamente. Un sentimento che, a conti fatti, genera non pochi problemi poiché induce a mettere in discussione i reciproci legami, a trascurare doveri e far soffrire chi sta intorno, senza neanche avvedersene. Esemplari da questo punto di vista due scene parallele, costruite come per mettere i personaggi di fronte all’evidenza di una situazione insostenibile per sé e per gli altri.

La prima riguarda Viviana che, presa dalla seduta di terapia con Modesto, dimentica di andare a prelevare il figlio. Si tratterebbe di un episodio del tutto trascurabile, se non fosse che l’abitudine di andare a prendere il ragazzo è legata a motivazioni ben più pesanti di quelle che ci si potrebbe aspettare, un trauma che lo ha scosso e gli impedisce di uscire di casa da solo. La dimenticanza, dunque, si traduce in abbandono, reso manifesto dall’ostilità del figlio ma, soprattutto, dalle parole del marito di Viviana che sottolinea l’assenza emotiva della donna in quella che dovrebbe essere la sua casa:

“Ma credi che vada tutto bene? Credi di essere presente con Miro e con me? Tu non sei più in questa casa, Vivi, non sei più con noi. Sai quante volte, a tavola, rispondo io al tuo posto quando Miro ti chiede qualcosa? Non hai la più pallida idea di cosa gli manca, di come ci liquidi tutti e due se cerchiamo di farti partecipe di una qualsiasi sciocchezza.”

L’altra riguarda Modesto e suo figlio Eric, che dimostra maggior lucidità e buon senso del padre nel momento in cui lo invita a lasciare le mura domestiche per un certo periodo, onde far chiarezza nella propria mente:

“Mamma non pronuncia neanche più il tuo nome, si disinteressa completamente. E non posso darle torto, ormai in casa ci siamo solo noi due, tu sei sempre di passaggio; così di passaggio che a volte la tua presenza dà imbarazzo. È da un bel po’ di tempo che abiti qui per modo di dire, papà. È così o mi sbaglio?”

Dialoghi volutamente paralleli e incrociati, se in un caso è il marito ad esprimere la consapevolezza di un rapporto giunto al capolinea, sollecitando l’attenzione e la responsabilità nei confronti del figlio, e nel secondo è il figlio a mettere a tema il disagio familiare conseguente all’atteggiamento disinteressato del padre. È nel confronto con l’altro, più che nella riflessione personale, a parte, che i due protagonisti maturano la coscienza dell’entità dei propri sentimenti e dei risvolti delle proprie azioni. Sono i dialoghi, fondamentalmente, a portare avanti l’azione, andando a scavare nelle pieghe intime del rapporto per far emergere quelle verità palesi sempre rinnegate.

 Terapia di coppia per amanti: la figura del terapeuta e quella del padre

La figura del terapeuta entra in gioco prima ancora di assistere alla seduta di terapia tra i due amanti.  Vittorio Malavolta viene costruito da De Silva come un essere forse “umano troppo umano”: un terapeuta cui ci si rivolge, forse, più per la sua notorietà televisiva che per i reali meriti professionali, incastrato anch’egli in un rapporto extramatrimoniale, per di più con una donna estremamente più giovane, e musicista mancato. Il gioco di rispecchiamenti ironici è fin troppo evidente e paradossale al punto da far sì che, durante le sedute, i ruoli si ribaltino e sia Modesto a cercare di risolvere i guai sentimentali del dottore con stratagemmi non proprio canonici.

Nonostante quest’apparente inadeguatezza, che fa rima con lo scetticismo del protagonista riguardo l’efficacia della terapia di coppia, all’interno del setting terapeutico prendono forma alcune delle riflessioni più importanti ed è in questo ambito che, grazie ad un attento lavoro di mediazione del terapeuta, la conflittualità viene incanalata in uno scambio in cui le controparti riescono ad esprimersi con maggior serenità. Così Modesto può far notare alla propria compagna un atteggiamento di prevaricazione e controllo che sfocia nel tentativo ossessivo di imporgli le proprie scelte, anche attraverso il ricatto, mentre Viviana può fargli ammettere di usare il sarcasmo in modo superficiale per evitare i problemi.

Accanto alla figura del terapeuta va sicuramente collocata quella altrettanto sui generis del padre di Modesto, Ferdinando Fracasso, l’uomo che ha scientemente abdicato al proprio ruolo di marito e genitore, preferendo quello di donnaiolo incallito. Si tratterebbe dell’ultima persona a cui chiedere consiglio, eppure il protagonista si reca puntualmente da lui, ricevendone sberleffi ma anche un’analisi disarmante e disincantata, in grado di disinnescare puntualmente gli autoinganni del figlio. Modesto si troverà allora ad ammettere con sé stesso che “dopo le due sedute psicanalitiche che m’ero dovuto sciroppare (quella amatoriale con Malavolta e quella professionale con papà), qualcosa mi si era smosso, anche se non sapevo esattamente cosa, e non avevo nessuna voglia di complicarmi ulteriormente la vita”.

Il terapeuta, il padre, ma anche il figlio sono gli specchi con cui deve avere a che fare il protagonista maschile per prendere coscienza della necessità di prendere in mano la situazione. Il meccanismo narrativo messo in piedi da De Silva ruota principalmente intorno a quest’uomo che vuole sfuggire al dovere, alla famiglia, forse anche alla maturità mentre Viviana, che ha una psicologia diversa, è la prima a dare segno del disagio e a ricercare l’aiuto esterno. Come in una comune situazione di coppia, il rapporto deve evolvere insieme ai due partner: se uno solo dei due va avanti, l’equilibrio è destinato ad incrinarsi. È necessario crescere insieme, rendendosi disponibili a venire incontro all’altro e a conoscerlo, accogliendone le diversità e fragilità in una dimensione di scambio continuo. Il cuore di un rapporto vivo è proprio questa dinamicità e la capacità quotidiana di rinnovare il legame. Alla fine del romanzo, un po’ come in “Scene da un matrimonio”, è nel momento in cui si affaccia la possibilità concreta della perdita e i protagonisti si fanno carico di questa eventualità che la situazione sembra potersi sbloccare.

La terapia di coppia ha funzionato? Considerando che entrambi decidono di abbandonarla, si potrebbe concludere di no, perlomeno non nel senso più semplicistico. La terapia, infatti, non può essere intesa come un “affidare a qualcun altro la soluzione dei nostri problemi” e intrapresa con questo scopo non può apportare benefici al singolo o alla coppia. Le sedute con Malavolta hanno, però, innescato un processo, destinato a continuare al di fuori del setting terapeutico, nella vita.

 

Terapia di coppia per amanti: dinamiche di una coppia qualsiasi
ultima modifica: 16/08/2017
da Centro di psicologia e psicoterapia La Fenice

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