deficit parentale circolo vizioso trigenerazionale della sofferenza 10 Giu 2021

BY: admin

Psicoterapia

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Quando veniamo al mondo, siamo piccoli e indifesi, bisognosi di cure. In teoria, le nostre figure di riferimento primarie, cioè in nostri genitori, dovrebbero accudirci, proteggerci, comunicarci una sensazione di pace e serenità con la loro presenza e con i loro gesti.

È questo quel che fanno i mammiferi in generale e anche gli esseri umani in quanto tali.

Accade, però, che alcuni individui non siano in grado di fornire al bambino, al proprio figlio, le risposte attese in senso etologico. In questo caso, ci troviamo di fronte a un deficit parentale, una mancanza che si configura come un maltrattamento nei confronti del piccolo e che porta con sé un trauma.

In sostanza, il genitore invece di rappresentare una base sicura, una figura accudente, si rivela l’esatto contrario, agendo nei confronti del figlio con rabbia e violenza (fisica o psicologica).

Invece di farlo sentire al sicuro, innesca in lui un senso di pericolo, un’allerta costante.

Conseguenze a breve termine del trauma legato alla figura primaria

Il trauma legato alla figura genitoriale determina una serie di conseguenze, a breve e a lungo termine.

Tra le conseguenze a breve termine di questo tipo di esperienza troviamo i problemi di ansia, spesso interpretati erroneamente come deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) poiché il bambino spesso manifesta il disagio vissuto in ambito scolastico, nell’ambiente che frequenta di più dopo quello domestico.

L’attenzione, infatti, è inversamente proporzionale all’ansia.

Ma il bambino potrebbe sviluppare anche una dipendenza dal genitore maltrattante, bassa autostima e un tipo di attaccamento insicuro, evitante o ambivalente. Uno stile di attaccamento che si renderà evidente nella vita adulta, nelle relazioni con il partner.

 

Conseguenze a lungo termine del deficit parentale

Alcune delle problematiche connesse con questo tipo di trauma, però, saranno evidenti soltanto quando il bambino sarà adulto.

Il bambino sottoposto a continui maltrattamenti da parte della propria figura di riferimento, interiorizza un modello genitoriale basato su aggressività e violenza. In sostanza, egli impara dalla madre o dal padre maltrattante quel tipo di comportamento, lo introietta ed è indotto inconsciamente a riprodurlo.

Quando a suo volta diventerà genitore, avrà la tendenza a riproporre il modello che gli è stato fornito durante l’infanzia in modo del tutto inconscio. Egli, quindi, metterà in atto atteggiamenti di tipo violento e aggressivo nei confronti del figlio, senza volerlo, senza rendersene davvero conto.

E troverà sempre una giustificazione, una scusante per discolparsi ai suoi stessi occhi e a quelli degli altri. Che tipo di giustificazione?

Solitamente, i genitori che non sono riusciti a elaborare i propri traumi infantili relativi a un vissuto di rabbia e aggressività da parte della figura di riferimento, razionalizzano il proprio comportamento dicendo che lo fanno per il bene dei figli, che il loro atteggiamento è finalizzato all’educazione della prole.

In realtà, non c’è cattiveria nei loro gesti perché se si rendessero conto che stanno facendo del male ai propri bambini, smetterebbero. Quel che fanno è del tutto inconsapevole.

Un esempio?

Pensiamo a un bambino che per esprimere la propria creatività, in modo ingenuo e genuino, sporca qualcosa in casa. Un genitore, che abbia dentro di sé questo tipo di ferita inferta durante l’infanzia, si sentirà autorizzato e legittimato a gridare, talvolta picchiare, punire, svalutare, mortificare il bambino in nome dell’educazione.

In realtà, però, sta agendo sul proprio figlio la stessa violenza che ha ricevuto dal proprio genitore.

Cosa accade poi?

Accade che il cerchio si chiude. Il figlio, infatti, presto o tardi comincia a sviluppare una modalità di comunicazione aggressiva nei confronti del genitore, comincia a rispondere nello stesso modo. Così, il genitore che ha in sé un problema non risolto, vede nel figlio esattamente ciò che gli ha fatto male, la ragione del proprio trauma.

In particolare, il genitore maltrattante che è stato un bambino maltrattato si trova di fronte due cose per lui del tutto intollerabili. In primo luogo, l’aggressività del figlio apre in lui la ferita mai del tutto sanata, è come se mettesse il dito nella piaga. Inoltre, il figlio si presenta come una sorta di specchio in cui il genitore vede sé stesso, i suoi problemi, la sua aggressività e quella di chi lo ha ferito durante l’infanzia.

Tutto questo porta a una vera e propria escalation di violenza, a risposte di rabbia sempre più forti, da una parte e dall’altra. Ci troviamo così di fronte a un circolo vizioso che potremmo definire circolo vizioso trigenerazionale della sofferenza. Ci vogliono, infatti, tre generazioni per accorgersi di quel che sta accadendo.

Le caratteristiche di questa dinamica sono:

  • Si basa sull’inconsapevolezza dell’individuo maltrattante
  • Si basa su un trauma con la figura di riferimento (madre o padre) che innesca una coazione a ripetere
  • Ha a che fare con una sofferenza che si muove da una generazione all’altra

Alla fine, questo tipo di meccanismo arriva al suo culmine generando situazioni che vanno verso la psicopatologia oppure aprendo una situazione di crisi che può essere arginata e sanata soltanto attraverso un percorso di psicoterapia, spesso lungo e difficoltoso.

La prevenzione del disagio familiare attraverso il sostegno genitoriale

Cosa fare, allora?

Noi della Fenice siamo convinti che l’informazione su questo tema sia uno strumento fondamental3 per prevenire il disagio negli adulti e nei bambini. Spesso i problemi di questo tipo nascono in seno a una famiglia inconsapevole e arrivano in terapia dopo molto tempo, quando la situazione è già molto complicata, quando ci sono già stati diversi traumi che amplificano il dolore e rendono più complesso sciogliere il nodo.

Per questo riteniamo che quando una coppia concepisce il progetto di mettere su famiglia, sarebbe opportuno prevedere una sorta di preparazione alla genitorialità attraverso il parent training. Si tratta di una serie di incontri finalizzati ad andare verso la genitorialità in modo consapevole, confrontandosi con un terapeuta. Spesso, infatti, la nascita di un bambino destabilizza poiché alcune problematiche rimaste latenti, legate al rapporto con i nostri genitori, emergono soltanto in quel momento.

Il nostro auspicio è di riuscire a sensibilizzare su questo tema per agevolare l’individuazione precoce di questo tipo di dinamiche in modo da fare una sana prevenzione del disagio familiare.

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